LA SEGRETERIA
IL DOJO
Significato e valore del Dojo:
Il Dojo è il luogo dove si pratica un'arte marziale, ma il suo significato va ben oltre la semplice palestra.
In giapponese, dō significa "via", "cammino", e jō significa "luogo": quindi Dojo significa letteralmente "luogo in cui si segue la via".
Spazio di crescita
Il Dojo è un luogo dove si cresce non solo fisicamente, ma anche mentalmente e spiritualmente. È un ambiente in cui si apprendono valori fondamentali come rispetto, disciplina, umiltà e perseveranza.
Luogo sacro
Tradizionalmente, il Dojo è considerato un luogo quasi sacro. Per questo motivo:
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Si entra con rispetto (a volte facendo un inchino)
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Si tiene pulito e in ordine (spesso gli allievi stessi lo puliscono)
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Si mantengono atteggiamenti di silenzio, concentrazione e rispetto verso il maestro e i compagni
🥋 Comunità
Il Dojo è anche una famiglia marziale, dove ognuno aiuta l’altro a migliorare. Non si va solo per imparare a combattere, ma per diventare persone migliori attraverso la pratica costante.
La Via (Dō)
Che si tratti di Karate-dō, Aiki-dō, Kendō o Jūdō, tutte queste discipline hanno in comune il concetto del dō — la via. Il Dojo è quindi il posto dove si percorre questa via, giorno dopo giorno, attraverso il corpo e attraverso lo spirito.
COSA E' L' AIKIDO?
Il termine AIKIDO deriva dall’unione di tre parole: AI (unione,armonia), KI (forza,potenza) e DO (via,intesa come modo di vivere, come percorso fisico e spirituale, come arte marziale che non si riduce a puro studio di tecniche).
L’AIKIDO possiede caratteristiche del tutto uniche nell’ambito marziale tradizionale giapponese, tanto da poterlo definire forse come la più innovativa delle arti marziali classiche: esso non prevede una forma di competizione esterna, poiché richiede ad ogni suo praticante una sorta di sfida con se stesso, a livello personale, mentale ed emotivo...al contempo sia fisico che spirituale.
L’AIKIDO è quella disciplina che consente di apprendere come “non fare la guerra al proprio nemico”, ma utilizzare la sua presenza per evolvere, rimanendo connessi, consapevoli e rilassati sotto stress; è la disciplina che insegna come trasformare ciascun problema – di qualsiasi genere esso possa essere (colluttazione fisica, aggressività verbale o conflittualità emotiva) – in una potenzialità evolutiva: queste si rivelano tematicamente attuali ed importanti nella società in cui viviamo.
L’AIKIDO fu creato da O’Sensei Ueshiba Morihei, nato il 14 Dicembre 1883 a Tanabe nella prefettura di Wakayama e morto il 26 Aprile 1969 a Iwama nella prefettura di Ibaragi.
il Maestro Enrico Bellini
la Senpai Tiziana Puggioni
IL TAIJUTSU
L' AIKIKEN
IL KAMIZA
IL KARATE
IL GEIDO
1. Dedizione (Shu )
È la fase iniziale.
Significa affidarsi totalmente alla disciplina e al maestro.
Si pratica con costanza, obbedienza e serietà, senza cercare scorciatoie.
Qui si impara la forma (kata, tecniche, rituali, estetica) con rispetto assoluto.
👉 Nel Karate: l’allievo ripete migliaia di volte i kihon e i kata, senza cambiare nulla, per assorbire la base.
2. Imitazione (Ha )
Una volta assimilate le basi, si comincia a capire il senso profondo della forma.
L’allievo inizia a esplorare, a mettere del proprio, rompendo (ha) i limiti della pura ripetizione.
Si mantiene rispetto per la tradizione, ma si cercano variazioni, comprensione applicativa, adattamento.
👉 Nel Karate: il praticante comincia a capire i bunkai, ad adattare le tecniche al proprio corpo e alle situazioni reali.
3. Libertà (Ri )
È la fase più alta: la liberazione dalla forma.
Non c’è più separazione tra arte e vita: l’arte è parte naturale del sé.
Non si è più schiavi della tecnica, perché questa è stata interiorizzata.
👉 Nel Karate: il maestro esperto non “fa il kata”, ma è il kata. Le tecniche sgorgano spontanee, senza pensiero.
Queste tre fasi si riassumono spesso nel principio giapponese Shu-Ha-Ri , che descrive l’evoluzione nel Geidō e in tutte le Vie tradizionali.
Lettera del Maestro al Deshi
Allieva ,Allievo
il compito di un Maestro è quello di indicare una via.
Una via di presenza, di ascolto, di dedizione.
Allenare il corpo, sì, ma per arrivare a toccare lo Spirito.
La missione di un Maestro è anche accettare che, prima o poi, un’allieva o un allievo continui il cammino altrove.
E quando accade, il cuore prova un dolore silenzioso.
È il dolore dell’anima che saluta.
Ma questo dolore porta con sé un grande onore: quello di averti incontrata, di averti incontrato.
Di essere stato parte della tua vita, anche solo per un tratto di strada.
So che, ogni tanto, nel tuo viaggio ci sarà un pensiero buono rivolto a me.
Lo sentirò.
E mi basterà.
Credo che il vero Maestro accetti anche questo:
che la separazione non è una fine, ma una trasformazione.
E il dolore, quando lo si abbraccia, diventa una medaglia di vita, un simbolo di ciò che è stato autentico.
Grazie per avermi dato l’onore di essere stato guida, presenza, testimone del tuo cammino.
Ti auguro fortuna, luce, e una strada piena di verità.
Ti voglio bene. soto Deshi
COS'E' UNA CINTURA NERA ? E' UNA CINTURA BIANCA CHE NON HA MAI MOLLATO

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